Lettera 10 tenerezza

Lunedì 13 aprile 2020

Eccomi Fra,

leggo la tua lettera in una splendida mattinata di sole. Sono in terrazza e sto cercando di godermelo tutto. La visuale è piuttosto limitata ma ho la musica nelle cuffie e questo da sempre mi aiuta ad andarmene altrove per un po’. Mi sto concentrando sulle tue parole ed in particolare sul nove aprile perché proprio quel giorno io ti ho scritto e tu mi hai risposto “ciao amica, sono qua senza un braccio”. Mi sono sentita inutile ed ho pensato ancora più forte alla lotta che devi affrontare quotidianamente con il tuo amico/nemico invisibile, con la tua benedetta/maledetta artrite.

Grazie per aver accettato la mia sfida di voler vedere il bello in ogni cosa e di cercare di guardarla meglio, se subito non lo trovi. Io non penso affatto che tu sia negativa, però so con certezza, per averlo vissuto sulla mia pelle, che ci sono momenti in cui sai dimostrarti più concreta e razionale di me, che credo, per certi aspetti, resterò davvero una ragazzina per sempre...

Adesso però vorrei provare a descriverti l’emozione di questo momento.

Nelle mie orecchie sta passando Hallelujah, una delle canzoni che adoro di più al mondo, in ogni sua versione. E tenterò di descriverti con esattezza ogni mia sensazione. L’effetto che mi provoca questa musica è quello di un pallone che si gonfia partendo dalla pancia, risale attraverso stomaco polmoni e cuore, per poi sgonfiarsi all’altezza degli occhi, da cui le lacrime iniziano a scendere.

Ti ho mai raccontato che la facevo ascoltare di tanto in tanto alla mamma quando non sapevo più che pesci prendere e con queste note lei sembrava calmarsi un poco? Ti ho mai parlato della lunga storia d’amore fra il cantautore canadese Leonard Cohen che ha scritto la mia canzone preferita e la sua Marianne? Provo dolcezza infinita di fronte al pensiero di un amore lungo una vita, alla tenerezza di chi me lo ha fatto scoprire, allo sguardo assente della mamma che per un attimo ogni volta sembrava placare i propri deliri, quasi rapita dalla bellezza delle note. Vedi, c’è sempre del bello, anche quando non ti sembra subito che sia così.

Io mi sento davvero come se di fronte al naufragio del nostro quotidiano venisse a galla tutta la tenerezza che mi porto dentro.  E’ una ricchezza che custodisco e che è sempre pronta per esplodere, ma ora forse è pure più potente. Ecco, questa tenerezza impetuosa che nel mio tempo sospeso mi fa camminare a volte su gambe instabili, vorrei poterla non dimenticare poi, quando dovrò tornare alla mia vita.

Sì Fra, vorrei davvero riuscire a ricordarmelo tutto il bello che ho trovato in questi giorni e sono felice che io e te ce lo stiamo scrivendo, perché così ne resterà una traccia davvero indelebile. Che bella idea che hai avuto di trasformare in parole scritte questo periodo incredibile. Potremo rileggere i momenti vissuti ed io di sicuro non scorderò mai più le risate che mi sto facendo con Federica. Da tempo non riuscivo a coccolarmela così, non è un regalo anche questo?

Ci ricorderemo tutti quei sorrisi che abbiamo scambiato, anche quelli nascosti sotto la mascherina, perché tanto che stai sorridendo si vede dagli occhi. Sono sorrisi che valgono come se fossero baci e abbracci e ci aiuteranno a sentire questi ultimi come ancora più veri quando arriveranno. Non mentono gli abbracci Fra, non dimenticarlo mai. Ed io non vedo l’ora di poter riabbracciare te.

Scrivimi presto, mandami foto e condivi nuovi racconti: teniamoci compagnia così! 

Rita

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