Senza fare rumore

Non ti ho mai immaginata come una donna.
Non è poi così strano che io ci pensi solo ora, che solo ora me ne renda conto.
“Per favore nonna, siediti a tavola con noi”
Te l’ho chiesto abbastanza volte nonna? Spero di sì.
Ma niente, non c’era modo di convincerti. Te ne stavi seduta in un angolo, con il piatto in grembo, pronta a farti sempre più piccola per non disturbare.
Ed io subito mi dimenticavo di te.
Erano anni di sogni, attese, sospiri e corse in motorino.
Anni in cui non avevo tempo e spazio per nulla se non per quella incredibile voglia di vivere che mi faceva sentire bene e poi male e poi bene in una continua giostra di emozioni.
Che spreco.
Avrei dovuto guardarti di più.
Avrei dovuto chiederti cosa tenessi nelle immense tasche del tuo grembiule nero, dalle quali di tanto in tanto uscivano immagini di Santi, petali di rose e violette essiccate.
Il tuo incedere lento era come una costante preghiera, le tue mani nodose a sgranare il tuo inseparabile rosario.
Sentivo che mi amavi di un amore grande, che però non ero in grado di apprezzare.
Lo esprimevi così, dividendomi le ciocche sulla fronte.
Io però mi arrabbiavo, perché mi facevi brutta, mentre tu mi vedevi bellissima con il viso sgombro dai capelli.
Mi amavi di un amore grande anche ogni volta che mi dicevi “ti faccio l’olio” per eliminare da me le tracce dei pensieri negativi degli altri.
E ancora mi innervosivo, perché avrei dovuto avere su di me le negatività degli altri?
E sopra ogni cosa mi rifiutavo di credere che bastassero due gocce d’olio in una bacinella per eliminarli.
Tu così diversa.
Io sempre altrove.
Due mondi inconciliabilmente diversi. Il tuo che viaggiava verso il passato, il mio che correva a grandi falcate verso il futuro.
Ora, che non esiste nulla che io non farei per i miei nipotini, ora lo capisco finalmente che tutto ciò che facevi era il solo modo che avevi per tentare di proteggermi.
Vorrei solo che tu lo sapessi che la mia insofferenza di allora, si è tramutata in amore.
Ora che so.
Ora che ho paura che accada a me la stessa cosa.
Paura di essere così diversa da attirare solo sguardi seccati.
Paura di non saper comprendere il mondo davanti a loro.
È tardi nonna?
Per conoscerti meglio, come avrei dovuto fare tanto tempo fa, è tardi, sì.
Per amarti, di un amore immenso, tardi non sarà mai.

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