La principessa – ultima parte 3.3

agenda di DilettaPetra leggeva con gli stessi occhi di Diletta quegli appunti e riconosceva i “propri” momenti sulla lista. Lunedì dalle 16 alle 20 era andata al poligono di tiro, come ogni lunedì da circa tre mesi, ed aveva già preso una certa dimestichezza con quel fucile a canna mozza. Martedì aveva mangiato dalle 8 e 05 fino alle 9.30 tutto ciò che le domestiche le avevano preparato (come ogni giorno), assaggiando però ogni cosa, anche tutto quello che Diletta non aveva mai apprezzato perché schifata dall’aspetto, o dall’odore, o dalla conoscenza di ogni ingrediente presente: ella avrebbe semplicemente scostato il piatto, avrebbe detto “non mi piace” senza nemmeno provarci; dalle 20 alle 23.10 aveva ballato lanciando calci, in una nuova palestra del centro, facendo due lezioni a fila, per poi passare quasi un’ora in sauna e in doccia: tempo che Diletta non avrebbe mai “sprecato” a quel modo! Mercoledì era molto stanca, quindi prese il corpo di Diletta solo durante i tragitti in auto, che erano il suo spazio preferito. Di solito Diletta di essere sostituita in questi momenti non si accorgeva; Petra infatti aveva capito che era una di quelle fasi della giornata che la gente in generale considera meno, minuti a cui non viene prestata troppa attenzione. A Petra invece piaceva tantissimo guardare fuori dal finestrino, cercare tra gli alberi, sull’erba, qualcosa che fosse passata inosservata agli occhi degli altri: desiderava trovare un cadavere, come succede sempre in CSI, di cui giovedì sera dalle 19 alle 19.40 aveva guardato un episodio! Venerdì si era presa tutta la serata, aveva guardato una partita delle Fikas ed era stata con alcune di loro a bere e a divertirsi nel Baretto di un paese vicino, loro non sapevano che quello fosse il corpo della principessa e trattavano Petra come una persona qualsiasi, cosa che ella adorava infinitamente. Poi si era tenuta tutto il sabato pomeriggio per fare shopping e comprare vestiti e accessori adatti davvero a se stessa, ma che probabilmente non avrebbe potuto usare. La domenica infine l’aveva passata a dormire, a mangiare gelato e a spostarsi da un divano all’altro guardando la televisione, pensando che Diletta sarebbe impazzita sapendo di aver “sprecato” una domenica intera senza fare assolutamente nulla e senza inventare qualcosa.

“Chiedere se la polizia stradale si è resa conto che ogni giorno alle 13, la rotonda del liceo viene utilizzata come parcheggio / L’avventura è soltanto una difficoltà che si è montata la testa / La speranza ti frega e ti fa immaginare scenari terribilmente improbabili / L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità ed è miglio essere assolutamente ridicoli, che assolutamente noiosi”. Pensava Diletta nel momento stesso in cui riprese il controllo del “suo” corpo, il successivo lunedì mattina. Petra era serena e non prestava abbastanza attenzione in quel momento; non si era resa conto che le frasi sull’avventura e sulla speranza erano riferite proprio a lei e che l’ultima frase, probabilmente, riguardava entrambe! E, pur conoscendo Diletta da ventiquattro anni compiuti, aveva dimenticato di avere a che fare con la sua mente tanto superba e brillante; pensava (e chissà mai perché) di avere ancora il coltello dalla parte del manico, di avere ancora il comando della situazione come quando era bambina e di trovarsi, tra le due, nella posizione migliore. Ma Diletta, che fingeva di non capire per cercare di confondere il suo alter ego, capiva benissimo ciò che stava accadendo e già da alcuni mesi, di nascosto da Petra, aveva iniziato a studiare il modo giusto per liberarsi di quella parte di lei, che dentro di lei era nascosta.

Diletta continuava a studiare la mente in quei giorni (così come aveva sempre fatto e senza quindi destare alcun sospetto); si dedicava principalmente alle anomalie delle psinapsi perché pensava in fondo che fosse qui l’errore di cui doveva sbarazzarsi. Studiava i disturbi bipolari e i farmaci adeguati per estirparli o per tenerli sotto controllo, mettendo particolare attenzione su ciò che avrebbe dato meno disagio alla propria inventiva per prima e, di conseguenza, al benessere di tutta la corte.

Analizzando la situazione credo sia giusto dire che, probabilmente, sia stata la solita bontà dichiarata di cui era pieno il cuore di Diletta, che aveva rovesciato i ruoli mettendo Petra nella condizione di svantaggio: mai quest’ultima avrebbe pensato che la principessa avrebbe provato a liberarsi di lei. Tutte le letture, le sue ricerche e questi studi, non le destarono quindi alcun tipo di dubbio; il buon cuore di Diletta aveva finito infatti col confondere Petra, fino a farle credere che, se un giorno ella avesse deciso di comunicarle la sua presenza, la principessa l’avrebbe accolta con entusiasmo e avrebbe diviso felicemente il corpo con quest’estranea sprovveduta, ma non era così…

La principessaPoi un giorno, mentre Diletta era nella biblioteca del palazzo a studiare e Petra se ne stava li tranquilla ad ascoltare i pensieri della principessa come al solito, la regina entrò nel salone con un sacchetto di flaconi in mano e disse qualcosa che mise sull’attenti Petra e la fece sobbalzare. La regina si mise a spiegare i metodi di assunzione: lo stomaco pieno, lo stomaco vuoto, lontano dai pasti, a due ore di distanza l’uno d’altro.. e il cuore di Diletta accelerò. Petra capì così, in un momento, cosa la principessa volesse fare e come la madre, inaspettatamente e senza nemmeno averla messa in guardia, le avesse girato le spalle, senza pensarci.

Petra immediatamente prese le redini del corpo, un secondo prima di ingerire il bicchiere d’acqua, che accompagnava la pillola che già aveva in bocca e ferocemente la sputò! Spinse via sua madre con tutta la forza lontano da se e si mise a correre, scappando per la scalinata del castello, alla ricerca di un posto che la mettesse al sicuro. C’era confusione nel cervello di Petra, non riusciva a capire come avessero fatto quelle due ad organizzarsi, a parlarsi, ad accordarsi senza che ella se ne accorgesse. Andò a sfogliare le agende di Diletta e ci trovò una specie di legenda scritta ai lati, di cui mai si era accorta. Diletta aveva capito che non sarebbe potuta andare direttamente dai dottori, né in farmacia, aveva capito di non poter rischiare di far capire agli altri e soprattutto a Petra, che di lei fosse a conoscenza. Diletta l’aveva ingannata e l’aveva fatto inaspettatamente, nella maniera più vile che si potesse immaginare.

Quando la regina iniziò a bussare alla sua porta, Petra aveva finito di piangere tutte le lacrime che aveva in corpo e stava ricominciando a respirare. La regina aveva belle parole da dire, aveva preparato un bel discorsetto che non vi sto a riportare interamente. Diceva, a grandi linee, che apprezzava con tutto il cuore anche lei (Petra), le diceva che adorava abbracciarla, cantarle canzoni, accarezzarle i capelli (cose che Diletta non le aveva mai permesso di fare). Le disse che adorava la sua fragilità, la sua semplicità e il fatto che ella fosse una persona “comune” e non una persona con un genio così com’era invece Diletta. E poi iniziò a spiegare le sue ragioni, il motivo per cui aveva collaborato con la principessa alle sue spalle, dicendole che infondo era Diletta la sua vera figlia, che era lei la persona che aveva cresciuto, quella che conosceva davvero. Disse poi che il regno aveva bisogno di Diletta e non di una persona fragile e ingenua com’era lei, che doveva essere protetta e coccolata e che passava tutto il suo tempo a ridere, a divertirsi, a correre con l’auto, sperando di diventare un giorno la nuova “Giovanna D’Arco”.

Petra capiva le parole della madre e si rese conto che infondo aveva perfino ragione.

Quando Petra aprì la porta e trovò la regina seduta a terra con le mani incrociate sul grembo, aveva già capito cosa sarebbe stato giusto fare. Si accoccolò al suo fianco e accettò di farsi da parte e lasciare il posto interamente a Diletta. Chiese soltanto una cosa in cambio, chiese di essere presentata ufficialmente al re, prima di iniziare a prendere quelle pillole che l’avrebbero fatta sparire.

Quella sera il re, la regina e la principessa cenarono da soli, dichiarando di dover discutere di argomenti politici.

Petra quella sera parlò di se stessa come mai aveva fatto, raccontando di essere stata sempre presente ad ascoltare tutti i pensieri e tutte le scelte della principessa, dicendo loro che, alcune volte, aveva partecipato attivamente alle decisioni di quest’ultima, mostrandosi sveglia e preparata su tantissimi argomenti, sperando di insinuare almeno un dubbio nella mente dei due sovrani, che le avevano dato quella vita che ora volevano portarle via.

Ma, alla fine della cena, quando si salutarono per dirsi addio abbracciandosi, con le lacrime agli occhi, il re e la regina non avevano alcuna perplessità sul da farsi, come se la scelta fosse soltanto una, ovvia, inderogabile, come se stessero scegliendo con decisione l’unico posto libero, in un parcheggio pieno! Poi Petra nuovamente si fece piccola piccola, come aveva sempre fatto in vita sua e lasciò il posto in quel corpo a Diletta che, con un grosso respiro e i suoi soliti mille pensieri, ritornò fuori con la solita convinzione: “Dopo i settanta anni di età far inserire gli esami per patenti di guida, ogni due anni / Una nave è al sicuro in porto, ma non è stata costruita per questo / La realtà, a volte, sembra vera quanto la finzione / La vita è troppo importante per essere presa seriamente.”

la coronaLa madre si avvicinò alla figlia con in mano le medicine e Diletta, senza nemmeno chiedere cosa fosse accaduto, ingerì le pillole, dando inizio a quella cura che l’avrebbe liberata. Per qualche giorno non successe nulla, poi i pensieri di Diletta iniziarono ad affievolirsi, a perdere sostanza, ma la principessa era convinta di aver imboccato la giusta strada, visto che non aveva avuto più blackout. Dopo la prima settimana di cura, Diletta decise di chiudersi nelle proprie stanze, si sentiva debole e così non voleva mostrarsi perché non voleva sembrare una “comune mortale”, malata, debole e senza potere, agli occhi dell’intero paese.

Dopo la seconda settimana le iniziarono dei forti mal di testa, che la fecero delirare e avere allucinazioni. Erano al suo fianco sia il re che la regina in quei momenti e provavano ad incoraggiarla e farle forza. Fin quando un giorno la principessa ebbe una serie di attacchi epilettici e svenne, perdendo i sensi per due giorni a fila. Quando riaprì gli occhi, quarantotto ore dopo, il re e la regina la guardarono sconvolti e preoccupati. La luce negli occhi di Diletta non era la stessa. Il re provò a chiamarla, ma la principessa confusa e traumatizzata non rispose. Poi la regina si avvicinò e chiese: “Petra? Sei tu?” e Petra rispose: “Sì, Madre”.

Stremata e senza forze Petra spiegò loro che era stata a guardare per tutto il tempo in quei giorni, senza comparire mai, ma per scelta e non a causa della cura; raccontò poi che aveva sentito Diletta indebolirsi, perdersi, sparire lentamente e che erano ormai 48 ore che, in quel corpo, non sentiva più la sua presenza. Si era resa conto incredibilmente, che i farmaci, invece che lei, avevano eliminato Diletta completamente, trasformando quest’ultima da carnefice a vittima.

I genitori si guardarono sconvolti, si sentirono morire.. avevano capito che la loro vera figlia era da sempre stata la semplicissima e mediocre Petra e non la strabiliante e superlativa Diletta.. erano traumatizzati e incredibilmente addolorati perché non solo avevano perso la loro bambina, ma avevano anche perso con lei il loro punto di riferimento, che era il punto di riferimento per tutto il paese. Poi il re prese la parola e disse: “Converrete con me che sarebbe opportuno continuare a chiamarti Diletta”. Petra avrebbe tanto voluto essere accolta con sorrisi e abbracci, ma non successe nulla di tutto ciò; era ovviamente felice di essere viva e provò a tranquillizzare i genitori, dicendo loro che era preparata e pronta su tutto e che non li avrebbe delusi, ma allo stesso tempo era triste e addolorata, non poteva credere di dover essere lei a consolare loro e non viceversa, d’altronde avevano appena scoperto che ella, restando in disparte, aveva perso tutti quegli anni, che invece sarebbero stati suoi di diritto. Poi, ad un certo punto, la regina si fece avanti e le allungò la mano, Petra prese quella mano e la strinse e la regina la strinse a sua volta: “Ben venuta principessa! Noi ti ameremo così come sei.. se sarai perfetta”.

FINE

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