La principessa – seconda parte 2.3

E poi c’era una volta (che in realtà era sempre la stessa volta), in cui avvenne invece la nascita di Petra. E tale nascita avvenne nel medesimo modo identico di quello già narrato nella prima parte di questa storia.

Nacque Petra: nello stesso ospedale, nel medesimo secondo non calcolato, del medesimo momento non precisato, a causa degli orari diversi, degli orologi dei due infermieri presenti in sala parto, in quel lunedì di gennaio, in cui nacque Diletta.

Anch’ella venne presa in braccio nello stesso istante, accolta nel medesimo preciso momento dai parenti, da tutta la corte e dagli stessi identici genitori della principessa. Anche Petra era bellissima, piena di capelli neri e con due occhi così grandi che guardavano e già capivano che la regina fosse la regina e che il re fosse veramente il re. Ma i due genitori non le dissero che l’avrebbero amata così com’era perché, pur avendola in braccio, di lei non si accorsero nemmeno.

E Petra, tanto carina e particolare com’era, si fece piccola piccola e rimase nascosta. Anch’ella era davvero furba, talmente furba che nessun membro delle stirpe stessa era ancora informato della sua presenza.

E così anche Petra a sei mesi iniziò a progettare, a otto mesi iniziò a camminare e così via; ma lei aveva qualcosa di molto speciale perché, al contrario di Diletta che veniva seguita, assistita, amata e istruita da altri, Petra aveva imparato tutto da sola e persino il proprio nome, da sola, si era scelta. Petra aveva una marcia in più, è questo che vorrei farvi capire, anche se di lei non era né fiero, né orgoglioso proprio nessuno, visto che di lei nessuno era a conoscenza.

Quanto era bella Petra dentro le scarpe di vernice di Diletta, con il preciso taglio di capelli, anzi, con gli stessi capelli, con la medesima frangetta e le gote rosse di Diletta. Quanto era disinvolta in quei panni che non erano veramente suoi (per lo meno non quelli che lei avrebbe scelto se) e con le vene piene di sangue, che era in realtà lo stesso sangue di Diletta.

Anche lei, assieme agli altri, ascoltava i programmi della principessa uscire dalla sua stessa medesima bocca e qualche volta sorrideva, rischiando di farsi scoprire e così svelta tornava nascosta, dietro la propria carne, che era sempre la stessa carne di Diletta.

E mentre Diletta studiava i piani per le fognature e i metodi di irrigazione, Petra combatteva contro se stessa e sulla scelta che aveva sul prendere oppure no, prima o poi, il posto di Diletta, senza però farsi scoprire da nessuno, almeno questa era la sua intenzione. Da una parte aveva paura di eliminare Diletta e prendere in mano tutto quel potere, dall’altra iniziava ad essere stanca di restarsene lì e stare sempre nascosta, ma non era proprio convinta che gli abitanti del regno l’avrebbero amata così com’era, se ella avesse spodestato dal trono la principessa e cioè colei che tutti adoravano e ammiravano. Spesso si chiedeva se avrebbero gridato ancora “Lunga vita alla principessa”, se la principessa fosse improvvisamente diventata lei: Petra!

FSCN5464f copyQuanto era brava Petra, a starsene lì zitta e sempre nascosta, era così orgogliosa di se stessa e, come Diletta, anche Petra aveva idee utili e strabilianti e organizzava percorsi professionali per se stessa, completamente diversi da quelli di Diletta, a parte per lo studio della mente, da cui anch’ella era incredibilmente affascinata. Aveva tante idee per il proprio futuro e su ciò che avrebbe voluto fare da grande: voleva, ad esempio, fare il sicario e uccidere uomini a pagamento, mirandoli alla testa dall’alto! Era una voglia che le era venuta da ragazzina guardando “Léon”, durante un sabato pomeriggio a maggio, impossessandosi del corpo di Diletta per impedirle fermamente di cambiare canale, immedesimandosi, per tutta la durata del film francese, in Mathilda.

Non era quella la prima volta che prendeva il controllo del corpo di Diletta, ma era senz’altro stata la prima volta in cui l’aveva fatto per due ore a fila. Di solito si accontentava di pochi minuti, soprattutto perché aveva paura di venire scoperta; altre volte le bastavano pochi secondi, ma quella volta non aveva potuto trattenersi e Diletta, riprendendo coscienza, aveva dubitato di se stessa perché non le sembrava possibile di aver dormito a quell’ora, ma non le sembrava credibile nemmeno aver guardato un film senza averne alcun ricordo. Petra aveva usato tutta la propria energia per poter restare “presente” per tutte e due le ore ed effettivamente, questo evento le aveva fatto capire che, se avesse deciso di prendere definitivamente il posto di Diletta, avrebbe dovuto iniziare ad allenarsi e prendere il potere di quel corpo un po’ più spesso.

E così, quando Diletta realizzò il suo primo progetto per l’acqua potabile, Petra si impossessò del suo corpo nel momento in cui il re le strinse la mano e le disse che l’avrebbe amata; quando Diletta propose l’utilizzo del baratto, in sostituzione al denaro e la corte si fece un po’ restia, Petra intervenne e, in difesa della principessa, disse: “Dove sta scritto che non si possa più usare il baratto?” con un tono arrogante, che Diletta non avrebbe davvero mai usato.

E mentre Petra si allenava incrementando la propria energia, Diletta si preoccupava e sembrava perdere la stima verso se stessa, per colpa di tutti quei momenti di “assenza” che iniziavano ad incrementarsi, in modo perpetuo e inconvertibile.

Vedete, il problema principale di questa situazione era che Petra fosse a conoscenza ovviamente di Diletta con cui condivideva corpo e mente, ma Diletta, dall’alto della sua potenza e della sua immensa sapienza, della presenza di Petra era ancora completamente all’oscuro. E Petra poteva far vivere tranquillamente Diletta restando ferma dentro di lei continuando a guardare e ad ascoltare tutto, ma quando prendeva il controllo del corpo, utilizzando tutta la propria energia, Diletta si annullava e tutto ciò che succedeva in quei momenti, mentre al “comando” c’era Petra, rimaneva per Diletta completamente ignaro. Il potere, in poche parole, era nelle mani di Petra, che sceglieva a suo piacimento quando apparire e Diletta non poteva opporsi, non poteva rifiutare!

A Petra di solito non dispiaceva starsene lì immobile a guardare, ma qualche volta aveva voglia di reagire e di stare ferma non ne voleva proprio sapere. Ad esempio, quando Diletta propose di aggiungere un giorno festivo in ogni settimana, da sistemare tra il mercoledì e il giovedì, per dare a tutti un po’ di tempo libero da dedicare alle proprie passioni e tutta la corte unitamente si oppose, Diletta sospirò e lasciò perdere, mentre Petra si infuriò e rientrata nelle proprie stanze, si sfogò rovesciando ogni cosa presente sulle scrivanie e buttando all’aria i libri, quelli suoi e quelli di Diletta, riuscendo così a sentirsi serena per un po’ (respingere questa proposta, le era sembrato oltraggioso).

La regina entrò in camera proprio in quel momento e vide il corpo della figlia pieno di energia e adrenalina, carico di una forza che la sovrana non aveva mai visto. Si avvicinò così alla giovane ragazza che si girò e guardò negli occhi la madre, che vide gli occhi di Petra notandoli davvero per la prima volta. E la regina si fece forza e prese la figlia per i polsi, cercando di calmarla. Gli occhi della principessa erano diversi quel giorno, illuminati da una luce tormentata e potente. Con voce tremante, la regina domandò svelta alla figlia cosa stesse succedendo in quel disordine e Petra rispose, dando alito alla propria voce, che era sempre la stessa voce di Diletta, ma che all’orecchio della madre, convinta e sicura di conoscere la figlia meglio di tutto il resto della corte, risultò tutta un’altra voce.. e la regina, sconvolta e disillusa, rivolse alla figlia una domanda che nessuno orecchio avrebbe mai pensato di sentire: “Chi sei? Bambina mia”. E la ragazza, sconvolta e disillusa a sua volta, guardò nuovamente la donna, sapendo di non poterle mentire, si fece coraggio e si espose dicendo: “Io sono Petra, madre”.

La regina prese in braccio la figlia, che aveva poco più di dodici anni allora e la distese sul letto, la baciò sulla fronte e le disse di riposare; poi chiamò la servitù e fece sistemare tutto quel trambusto di fogli, di carta e di parole.

Petra quella notte dormì come non aveva mai dormito; per la prima volta si sentì viva, dentro quel corpo che riuscì finalmente a sentire suo.

Il giorno dopo Diletta rientrò nella propria vita senza accorgersi di nulla, scese nelle cucine per la solita colazione, con i capelli raccolti e le idee strabilianti nella testa, notando però che la regina, per la prima volta da quando Diletta avesse memoria, la guardava con sospetto, ansia e timore.

E poi la storia andò avanti così come già vi ho raccontato, con la creazione del team e tutte le vittorie di Diletta. E Petra ogni tanto, sempre più spesso, riappariva, facendosi vedere soltanto dalla madre, accontentandosi di alcuni ritagli di tempo che sceglieva di trascorrere proprio tra le braccia della regina, che la cullava piano piano, sussurrando canzoncine che la calmavano e le riempivano il cuore alla perfezione.

Ovviamente Petra continuava ad ascoltare i piani di Diletta e a progettarne dei propri, ma la presenza della madre, la sua consapevolezza, la facevano sentire sazia e appagata a sufficienza e, per alcuni anni, non pensò più di spodestare Diletta e di prendere il suo posto nel mondo. Ogni tanto però studiava il modo per poter dividere la vita a metà con lei: pensava di poterle lasciare il giorno e tenere la notte per se. Ma ben presto si rese conto, si ricordò, che il corpo era uno e uno soltanto e non lo si poteva privare completamente del sonno. A volte pensava di potersi accontentare dei weekend e lasciare la settimana a Diletta, a cui tra l’altro ormai era affezionata e, inoltre, si era resa conto che la corte, senza di lei e senza la sua mente, non sarebbe più potuta stare; ma due giorni su sette non le bastavano e voleva più costanza per stare con la madre e per potersi dedicare ai propri interessi, di cui Diletta non si curava affatto.

Ad esempio Diletta, poco prima dei ventitre anni, si convinse che per i “piaceri del corpo” non aveva affatto bisogno di qualcuno, dato che aveva portato la sua mente ad un’alta elevazione e che questa le permetteva di avere incredibili orgasmi solo grazie ad un intenso e ostinato pensiero. Come è noto a tutti, l’orgasmo femminile deriva quasi totalmente da uno stimolo mentale e Diletta si era resa conto che le riusciva davvero facile, in alcuni momenti della giornata, pensare semplicemente al piacere e al suo clitoride, si fissava, ci ragionava e l’orgasmo veniva fuori da solo: senza preliminari, senza sudare, senza toccarsi, né farsi toccare, senza perdere troppo tempo, senza svestirsi, senza appuntamento né cenetta prima e senza nemmeno doversi lavare dopo! Per carità, era una sensazione bellissima e appagante anche Petra, che ne godeva immensamente, ma a Petra interessava anche l’attesa del piacere.. adorava decidere come vestirsi, quale profumo usare e non poteva accettare di vivere una vita senza baci.

“I limiti ci sono solo se vogliamo averne. / Ma chi ha inventato i tappi con la chiusura intelligente: ha pensato alle persone con l’artrite? / Il pensiero, come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare. / Il successo non ha né sapore, né odore e quando ti ci abitui è come se non esistesse”. Si ripeteva Diletta, credendo che, tenendo costanti i propri pensieri, avrebbe potuto tenere lontani i blackout, che a volte le sembravano meno costanti.

Diletta aveva iniziato a prendere appunti, il giorno del suo ventiquattresimo compleanno, segnandosi gli orari, di inizio e di fine, di tutti questi “momenti persi” (così li chiamava lei), di cui non ricordava nulla; li segnava su un’agenda cartacea perché si rendeva conto che era l’unica cosa sicura che le restasse, considerando che la tecnologia avrebbe potuto tradirla e far scoprire questa sua “debolezza” agli altri potenti presenti nel resto del mondo e, chiunque, avrebbe potuto approfittarne. Purtroppo non poteva più fidarsi nemmeno della propria mente e questa, per Diletta, era probabilmente una grandissima sconfitta.

agenda di DilettaFINE SECONDA PARTE

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