Di nuovo quaranta!

E niente: avevo deciso di “festeggiare” nuovamente/finalmente/degnamente i miei quaranta oggi, dato che l’anno scorso non si era potuto farlo e fondamentalmente questo anno si è poi deciso, in comune accordo, di non considerarlo proprio, ma invece siamo ancora messi così, coi contagi alle stelle nelle settimane più intense di questa quarta ondata: non si può far nulla e quindi rimandiamo ancora! Oggi ce ne stiamo a casa, prendiamo una cenetta d’asporto, alla quale ormai siamo abituati, e guardiamo un episodio di cartoni prima e di telefilm dopo, quando la bimbetta chiude gli occhi e a noi viene concessa un po’ di tranquillità. La tranquillità ce la godiamo: ci siamo adattati a questa vita di adesso, siamo stati bravi, il cambiamento è diventata la nostra normalità, mutiamo continuamente. Abbiamo imparato a non dare più per scontato niente e ci godiamo pienamente tutto: non prendiamo impegni, che da qui a domani non si può sapere cosa succederà e viviamo l’attimo, quello che esce fuori all’ultimo momento, sperando di restare negativi, cerchiamo di mantenere positivi i pensieri (anche se quelli negativi pesano troppo e alla fine vengono sempre fuori) tenendoli stretti!

Voglio pensare ai nuovi costumi che ho comprato da Tezuk ad esempio, a quanto siano gentili e disponibili le commesse, che vorrei soltanto un po’ più parsimoniose con le taglie, pensare a quando finalmente potrò indossarli, nel caldo di un’estate non mia! Voglio pensare al prossimo volo, che ho prenotato prima di aver preso le ferie, voglio pensare all’appartamento al mare: lo prendiamo per tutta l’estate? Voglio pensare al prossimo concerto a cui parteciperò, quello che la mia migliore amica sostiene sia un concerto leggendario perché, con il cambio data, da un tranquillo martedì siamo passate ad un sabato sera e così, perché no, ce ne possiamo andare via per tutto il weekend: senza le bambine! Voglio pensare al Jova Beach Party, a come sarà possibile gestirlo, a quanta gente ci sarà, al fatto che tanta gente così non riesco neanche più ad immaginarla… Voglio pensare ad Andrea, a quando per il mio compleanno gli ho chiesto la L di Dodo per il mio braccialetto, e lui mi ha risposto “ma la L per che cosa sta?” ed era sincero!!! Voglio pensare a tutte le volte che rido, proprio quelle risate che nascono dalla pancia e che se sto mangiando quasi mi affogo, per tutte le scene buffe, le parole inventate e le storie bellissime che mi racconta Lucia: incredibile che abbia soltanto due anni e mezzo, me lo dicono tutti… voglio ricordare quando pensavo che i figli crescessero in fretta soltanto a casa degli altri, alla mia ingenuità di prima, quando sostenevo di aver tanta pazienza, perché sopportavo tanti clienti senza mai perdere le staffe, e non sapevo a quanta pazienza mi sarebbe servita poi, con una bambina che di pazienza non ne ha, ed è capace ogni giorno di trovare nuovi modi per assorbire/danneggiare/disintegrare la mia. Voglio pensare alle mie amiche, quelle che so che ci sono, anche se con questa situazione non vedo mai, mi mancano, mi sarebbe piaciuto chiamarle per dir loro “ci vediamo domenica così, tutti insieme, affitto un locale e ci mettiamo a ballare”, ma credo che sarà altrettanto bello chiamarle più avanti, in un giorno qualsiasi e fare la stessa identica cosa, tanto i giorni sono tutti uguali, tutti da vivere, tutti da festeggiare: Patti mi porti al Pineta? Mi andrebbe così tanto: mi manca anche il Pineta.

Mi mancano troppe cose, non solo quelle che mancano a tutti normalmente in questo periodo di stop alla vita vera che chissà poi se un giorno tornerà… mi mancano i miei compagni delle superiori, i miei compagni di vita di quando ero giovane, più giovane di oggi che compio nuovamente quarant’anni. Mi mancano quelle persone con cui uscivo una volta e che per un motivo o per l’altro è da tanto che non vedo o non frequento più: mi mancano Monta e la Michela, la Zampi e l’Anna, le Fikas, le prime, le ultime e tutte quelle ragazze che stavano in campo assieme a me anche dopo le Fikas, mi manca il Canale, dobbiamo trovarci più spesso. Mi manca poter prendere la macchina e andare a trovarle senza un programma, senza fare un tampone prima, mi manca l’aria che c’era (ora mi sembra meno respirabile, più densa). Mi manca la pallavolo e vedere i miei genitori seduti in tribuna, il campo, la palestra, gli arbitri che ci fischiavano contro e quelli che ci facevano infuriare, mi mancano persino le corse al Buscherini per la preparazione. Mi manca il karaoke, le canzoni di battaglia, le amichevoli che non esistono. Mi manca la mia nonna, l’avrei voluta avere ancora accanto, farle conoscere Lucia, abbracciarla, respirare il suo odore e sentire le sue mani che mi accarezzano mentre mi coccolava dicendomi “purina va tutto bene” anche quando le cose non andavano bene per niente. Mi manca il sapore di un bombolone caldo alle quattro del mattino, il mio frigorifero coperto di calamite, una vasca idromassaggio piena di acqua e bollicine, non piena di giocattoli e barattoli! Mi manca il sapore del caffettone di Montiano, raccogliere le uova direttamente dal pollaio, l’odore dei pop-corn fatti dentro la padella col coperchio (quelli che ad un certo punto guardi per capire a che punto siano e così escono tutti fuori come un vulcano), mi mancano le spiagge bianche, i villaggi vacanze, gli animatori fastidiosi che vogliono farti giocare e quelli noiosi che non salutano neanche. Mi manca giocare a ruba bandiera, fare 40 vasche in piscina, mi manca poter scrivere quando voglio, fare eventi per pubblicizzare libri, mi manca fare un marafone coi miei e il fratello, stando ovviamente in coppia col Gibo!

Vorrei andare a vedere Carmen Consoli, vorrei parlarle, stare insieme a lei, dirle che la sua canzone Eco di sirene sembra proprio scritta per questo mondo di adesso: saremo pronti a celebrare la vittoria e brinderemo lietamente sulle nostre rovine, ricostruiremo sconfitti e vincenti…

Ed ora, mentre chiudo questo pezzo, voglio solo pensare alla storia di quando sono nata, quella che mi racconta sempre mia mamma, voglio ricordare le cose che non ho visto, come la neve di quel giorno e il sole in mezzo al cielo, servirebbe oggi un po’ di sole invece di questo grigiore opaco, voglio fermarmi adesso, guardare un po’ in giro, voglio fermare persino i pensieri, insieme ai miei anni che volano via, dimenticare le cose, e non sentire la gravità: sono ancora quaranta ed è giusto sia così!

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