Non avevano niente perciò si aggrappavano alle piccole cose

Sapevano che non c’era posto dove potessero andare. Non avevano niente. Nessun futuro. Perciò si aggrappavano alle piccole cose.

Il dio delle piccole cose / Arundhati Roy / Edizioni Guanda / 360 pagine

Il mio tempo “sospeso” da un lato mi fa smaniare per entrare in possesso di titoli nuovi, ma dall’altro mi consente di poter riscoprire tesori nascosti.

Uno di questi è certamente “Il dio delle piccole cose” della scrittrice indiana Arundhati Roy, che ha vinto il prestigioso Booker Prize nel 1997 e che io ho letto per la prima volta nel lontano 1998. Daria Bignardi in un articolo uscito su La Repubblica nel 2003 scriveva che insieme a “Cent’anni di solitudine”, “Il dio delle piccole cose” è il titolo più bello del Novecento. Si tratta certamente di due libri che hanno in comune oltre al fascino poetico e malinconico del titolo, anche un modo favoloso e magico di raccontare.

Il romanzo è ambientato nel Kerala, uno stato dell’India meridionale, alla fine degli anni Sessanta. Ammu è una mamma bellissima che trova la forza di lasciare un marito violento e di tornare a casa con i suoi due gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Il Sud dell’India è un mondo estremamente povero dove la vita e la sopravvivenza sono ancora collegati agli eventi della natura e all’arrivo dei monsoni. Un mondo in cui Ammu si ritrova, quale donna divorziata, a non avere alcuna posizione sociale.

Se a ciò aggiungiamo il fatto che commette il “terribile” errore di innamorarsi di un paria, il livello più basso della stratificazione in classi, è facile comprendere come la vita per lei sia molto lontano dall’essere semplice. Il suo amore, Velutha, è un fuori casta, un “intoccabile” che lei può amare solo di notte, al fiume e in segreto.

Non voglio però svelarti troppo, perché desidero che la magia di questo libro ti avvolga fin dalle prime pagine. Posso solo dirti che ti troverai di fronte ad una grande storia d’amore vista attraverso gli occhi di due bambini, forse gli unici ancora capaci di cogliere le piccole cose al di là di ogni regola sociale e morale e soprattutto al di là di ogni legge che stabilisce chi si deve amare, come e quanto.

“Come se sapessero già che per ogni tremito di piacere avrebbero pagato con un’uguale quantità di dolore. Come se sapessero che più in là si spingevano, peggiore sarebbe stata la punizione, quando li avessero colti.”

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