Libera

Ma le ha tutte le dita?

La mia prima domanda su di te. Solo la prima di una lunga serie per questa mamma che ha imparato solo dopo molti anni e a costo di enorme sofferenza e impegno a dominare l’ansia.

Nessuna delle ecografie mi aveva mai mostrato te con le manine aperte. I pugnetti ben chiusi sempre, quasi a testimoniare il bel caratterino che avresti poi sfoggiato in seguito.

Sì le dita c’erano tutte e tu eri un piccolo miracolo di perfezione assoluta.

L’ho veramente fatta io? Ecco la mia seconda domanda, gli occhi pieni di stupore e lacrime per questo secondo immenso regalo che la vita mi stava offrendo.

Oggi cercando di mettere ordine nel disordine cosmico della tua stanza mi sono imbattuta in un vecchio quaderno dalla rigida copertina rossa che avevo rimosso dalla mente. Ho provato all’istante una tenerezza infinita rileggendo le mie parole. Una sorta di diario che ho tenuto con precisione meticolosa per fermare la paura che mi cresceva dentro nei momenti più impensati. La paura di aver sbagliato qualcosa e che la piccola (ma per me enorme) imperfezione del tuo cuore non si sistemasse a causa mia.

Da ciò ordine e dedizione in ogni singolo tuo momento di vita. Tutto annotato in maniera maniacale, come se da ciò dipendesse la magica soluzione del problema.

Ricordo ancora con lucidità assoluta il tempo dilatato in cui la Dottoressa si era fermata sul tuo cuore un attimo di troppo. Il mio piccolo essere assolutamente perfetto che forse non lo era poi così tanto.

Panico, un panico antico, questa la sensazione predominante.

Ebbene ora, che tu sei tornata ad essere quel miracolo perfetto che ho intravisto nel tuo primo istante di vita, non posso che sorridere teneramente a quella me stessa che ti pesava chiudendo gli occhi e sperando che tu fossi cresciuta, che tentava in ogni modo di non arrendersi al fatto che la natura l’aveva dotata di un seno immenso, ma quasi vuoto. E vorrei che tu potessi ricordarlo quanto ti ho cullata, quanto ho pianto e pregato. Ma vorrei che tu lo capissi solo per farti comprendere tanti miei sguardi e tante mie parole.

Fatto questo, poi voglio che tu sia libera, la creatura più libera della terra. Ti prego, provaci a non sentirti in colpa quando io non sarò più io e tu sentirai dentro di te che avresti potuto fare di più, dedicarmi più attenzioni e più tempo. Provaci a non distruggerti di lacrime. Perché sarà inevitabile che tu non trovi tempo per me, così come sarà inevitabile il tuo senso di colpa poi. Io sto vivendo tutto questo ora ed è proprio da ciò vorrei saperti proteggere.

Prova a ricordarlo, fallo per me. Sono io che ti sto autorizzando a vivere la tua vita senza troppe recriminazioni, anche quando io non sarò più io. Sentiti libera e allontana da te più che puoi i ricatti dell’anima. Tu non sentirti in colpa mai e io continuerò fino a che vorrai e sarò in grado di farlo ad accenderti la luna.

 

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