Lettera 24 Gentilezza

Sabato 03 ottobre 2020

Ciao Fra, eccoti qua, autentica come sai essere tu. Non temere, resti sempre il mio speciale trasformatore segreto, anche quando arrivi circondata da un alone di nuvole. Sto pensando a Lucia e al fatto che l’ospedale per un bimbo è un’esperienza devastante non solo per lui ma anche per i genitori. Ti prosciuga le energie vitali, lo so bene e sono d’accordo con te che nel dolore la gentilezza abbia un valore ancora più grande. Lo sai che il Dalai Lama la definisce “la sua religione”? Ci pensi a cosa potrebbe accadere se tutti ci lasciassimo guidare unicamente da lei per illuminare la nostra vita? Ci renderebbe migliori, renderebbe migliori gli altri, in un circolo virtuoso.

A volte penso che io e te abbiamo veramente una sorta di collegamento mentale magico. Ti spiego, qualche giorno fa ascoltando una canzone potentissima che si chiama “Amori con le ali” (ascoltala ti prego, ti rapisce e ti porta lontano) ho avuto una visione nitidissima di un episodio che per difendermi avevo relegato molto dentro di me e che all’improvviso è emerso con forza e la cosa più incredibile è che parla proprio di ospedale e gentilezza. Il giorno in cui ho ricoverato la mamma per l’ultimo suo viaggio lei stava davvero molto male, lo capivo e forse proprio per questo, sapendo che non sarebbe tornata, avevo fatto il possibile per tenerla con me. Quando siamo arrivati al pronto soccorso era tutto un urlare agghiacciante e incontenibile di frasi che non vorrei ricordare e che invece ricordo.

Ti confesso che questa cosa continuava a crearmi imbarazzo nonostante fossero passati anni da quando l’incubo aveva avuto inizio. Ci si adatta, si sopravvive, ma non ci si abitua mai. Sai quelle sale di attesa in cui vieni parcheggiato quando i medici devono ancora decidere cosa fare di te? Ci trovavamo lì, io che cercavo di calmarla con parole inutili che non riuscivano a superare la barriera della sua follia e lei che era già altrove. Ogni mio tentativo di usare la dolcezza e farmi ascoltare cadeva nel vuoto mentre continuavo a non voler capire che non era veramente mia mamma la donna che stava scuotendo le pareti della stanza.

Di fianco a noi, due ragazzini. Lei sembrava davvero una bimba, ancora più piccola di Federica e con un fortissimo mal di pancia. E lui, un viso aperto, gentile e comprensivo che non sempre è facile trovare in un ragazzo così giovane. Mi guardava con dolcezza e al mio “scusatemi ma non so proprio come fare” mi ha risposto “Scusate per cosa? Mi sta troppo simpatica questa signora”. Ecco, a proposito di gentilezza. Mi si è sciolto il nodo che teneva legato il mio cuore, lo avrei voluto abbracciare ma credo che lo sguardo che gli ho restituito sia stato sufficiente per fargli capire quello che provavo. E così tutta la tensione che stavo cominciando ad accumulare in maniera ormai incontenibile è scoppiata in un pianto liberatorio.

Mi sono sentita accolta, nonostante il caos che stavamo creando. Poi per fortuna la bimba stava abbastanza bene e li ho persi di vista. Il tutto mi serve per un’ulteriore conferma del nostro sentire. E’ davvero ovunque la bellezza, se solo hai voglia di continuare a vederla. E scusami, stavolta lo dico a te, ma credo che saranno tanti i ricordi che riaffioreranno legati alla mamma. Li tengo nascosti per non soffrire troppo ma a volte decidono da soli di uscire allo scoperto ed è questo il luogo in cui voglio che trovino rifugio, per non dimenticarli mai.

Ora di nuovo ospedale e lacrime ma stavolta di gioia.

E’ arrivato Marco, anche lui il 12 agosto come Lucia, ad unirci davvero ancora di più e per sempre. Io stavo lavorando nella mia postazione casalinga quando Federica mi ha chiamata al telefono urlando “Mamma ma non guardi i messaggi su wa?”. Ho aperto la chat del gruppo “famiglia” e ho visto una foto di Giulia con le dita atteggiate sul simbolo “vittoria” nonostante il visino sconvolto e di fianco una culla con un minuscolo meraviglioso essere al suo interno. Il tempo non era ancora scaduto e quindi l’emozione ha avuto proporzioni atomiche. Il Piccolo Principe, il nostro Pirulino era lì per davvero e di carne dopo essere rimasto per lungo tempo solo un pensiero, un desiderio, una nuvola di amore. Ho pianto così forte da non riuscire più a parlare, Giulia stava bene, Marco era sano ed io ero inequivocabilmente diventata nonna.

Sapevo che non avrei potuto vederlo subito, scalpitavo, ma questi mesi mi hanno insegnato anche la pazienza di aspettare la felicità. Bello Fra, bellissimo.

PS Sono stata super orgogliosa del nostro evento. Vedere così tanti amici felici di esserci, ascoltarci e leggerci mi ha dato una carica di affetto preziosa ed un desiderio incredibile di continuare a splendere, comunque, con te.

PPS Un paio di giorni fa ho letto per caso una frase attribuita a Gustave Klimt che mi ha ricondotto a noi: “Chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé”. Vuoi vedere che l’abbiamo davvero?

PPPS Torna presto, ti voglio tanto tantissimo bene.

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