La bambolina

Insofferenza e disagio.

Per il tuo interrompere il lavoro di chi si stava così abilmente occupando di me.

Tu con le tue frasi senza alcun senso, ad aspettare una risposta priva di qualsiasi collegamento con quanto da te pensato e volta unicamente al tentativo di allontanarti, seppur con dolcezza.

Tu, con la tua bambolina stesa sul palmo della mano a sussurrare parole rivolte a chissà quale misterioso ragionamento rimasto incastonato nella tua mente da chissà quanto tempo e chissà perché.

Irritazione e impazienza per il momento sottratto alla cura di me, che ho così tanto bisogno di questi minuti dedicati. Irritazione per l’inutilità del tuo gesto e di quello di chi sta cercando di assecondarti, per non offenderti.

Poi, improvvisamente, un giorno la mia prospettiva cambia. Perché la vita ti pone davanti a nuove strade senza avvisare. Così la tua figura timorosa che scorgo dietro il vetro della porta non rappresenta più nulla di ciò che portava con sé prima. Non più insofferenza e disagio. Non più irritazione e impazienza.

Solo una infinita e struggente tenerezza per ciò che cerchi di spiegarci senza riuscire, per il tuo palmo rivolto con dolcezza a noi a mostrare la tua minuscola bambolina.

Ho iniziato ad immaginare tutto ciò che poteva attraversare i tuoi pensieri sconnessi, quale ricordo, quale tenerezza.

Ho cercato di capire in quale punto e perché la tua vita doveva essersi interrotta quel tanto che bastava per farti diventare quello che eri.

Ed ho scoperto dolcezza; una dolcezza immensa nel tuo gesto protettivo verso un oggetto inanimato che suscita certamente in te sensazioni mai dimenticate.

Mi sono sentita cattiva ed egoista.

Una piccola lezione imparata sulla mia pelle vivendo ogni giorno la follia di chi si è allontanato così tanto da se stesso da non riuscire a trovarsi più.

Proprio oggi ti ho visto camminare piano, la testa china, i passi pesanti e il cuore forse lontano e ho sentito che te lo dovevo questo mio chiederti scusa, anche se tu non lo saprai mai.

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