Hai la sensazione che non sia giusto. Più che una sensazione è una certezza.
Non è giusto e lo sai.
Però comunque ti vesti, prepari ciò che serve e vai.
Il portone si apre in un attimo, con il rumore che conosci. Hai imparato da lui ad aprirlo senza chiave.
Te lo ha insegnato quando tu eri tutto ciò che desiderava al mondo. O meglio, quando sembrava che tu fossi tutto ciò che desiderava al mondo.
Non farlo
Non lasciare entrare la tristezza.
Resta luce.
E se incontrassi qualcuno nel cortile? Come potresti giustificarti?
“Buongiorno, sono la donna delle pulizie”. Perché no.
Hai in mano secchio, scopa e tutto ciò che serve.
Un passo dopo l’altro, tranquilla, ci sei quasi. Devi solo salire gli scalini.
E se fosse in casa?
Ti chini, la chiave è al solito posto sotto il vaso a destra dell’entrata ed è proprio mentre ti rialzi che con la coda dell’occhio lo vedi.
L’albero, il tuo, il vostro.
Quell’albero che adoravi e che ad ogni Natale diventava l’albero di Natale più bello del vicinato.
È addobbato con cura, anche senza di te, anche senza di voi.
Chissà chi lo ha aiutato passandogli luci e decorazioni.
Non farlo.
Non lasciare entrare la tristezza.
Resta luce.
Apri piano la porta. C’è qualcosa di rassicurante nel caos che ti sembra di intravedere. Se ci fosse una donna con lui la casa sarebbe più in ordine.
Che stupida, che pensiero inutile. Però ti consola e ti lasci cullare.
Da dove iniziare? La casa è così piccola, basteranno poche ore.
Ti chiudi la porta alle spalle, giri la chiave e sei a casa, di nuovo, come se il tempo non fosse passato.
Non sopporti i piatti sporchi nel lavabo, decidi di cominciare da lì.
Accarezzi con cura ogni oggetto, lo sfiori e i ricordi vengono a galla insieme alle bolle del detersivo.
Non farlo.
Non lasciare entrare la tristezza.
Resta luce.
Qualcosa ti sfiora le gambe. Eccoti birbantella.
Ginger riconosce il tuo odore e cerca le tue carezze, magari le sei mancata.
Ti siedi sul divano e lei ti sale sulle gambe mentre pensi che poi dovrai spazzolarti bene prima di uscire.
Pensi anche che sarebbe bello restare seduta comoda fino a sera aspettando di vederlo entrare.
Ma non è una buona idea, lo sai.
Non farlo.
Non lasciare entrare la tristezza.
Resta luce.
Ora ti manca solo il bagno e poi potrai andartene. E’ talmente piccolo, ci vorrà un attimo.
Apri la porta.
Sul lavandino ci sono due spazzolini da denti e nessuno dei due è quello che avevi lasciato tu.
Cosa ti aspettavi sciocchina, che lo avesse conservato come cimelio?
Chiudi la porta, torni sui tuoi passi continuando a fissarla come se vedessi un fantasma.
E’ il fantasma di te, che continui ad arretrare.
Scendi gli scalini, attraversi il cortile con un ultimo (stavolta davvero l’ultimo, lo giuri a te stessa) sguardo alle luci dell’albero.
Chissà se capirà che sono passata di qua, magari sentirà il mio profumo e…
Non farlo
Non lasciare entrare la tristezza.
Resta luce.