Quando mi sono accorta che mia figlia iniziava a comprare i propri libri, non accontentandosi più dei miei consigli, mi sono sentita estremamente orgogliosa.
Ho pensato, evviva, sono riuscita a trasmetterle questa passione bellissima.
E così è successo che un libro che avrei dovuto regalarle io, è arrivato a me proprio grazie a lei.
Voglio parlarti oggi del saggio “Io, te, l’amore”, della psicologa e psicoterapeuta Stefania Andreoli.
E il motivo per cui affermo che avrei dovuto regalarglielo io è che si tratta di un testo rivolto fondamentalmente alle nuove generazioni, anche se non è mai troppo tardi per imparare qualcosa sull’amore.
L’autrice prende spunto dalle storie dei propri pazienti per indagare questo incredibile mistero dell’amore, mistero che per i giovani sembra essere ancora più fitto di un tempo.
In effetti non sappiamo, intendiamoci non lo sapevamo neppure noi, di che materia sia fatto l’amore, ma una cosa è certa, gli esseri umani ne sono alla costante ricerca.
Tutti.
E anche se è difficile indagare di cosa si componga, i suoi effetti sono ben evidenti su di noi quando ci innamoriamo.
Il cervello si spappola e ci decostruiamo per assumere una forma diversa.
Quindi senza dubbio l’amore esiste, anche se non c’è un modo per definirlo che possa valere per tutti.
Insomma, dell’amore è difficile dire altro che non sia l’amore stesso, perché ognuno di noi vive il proprio e lo sente in maniera diversa.
“Se posso spiegartelo, non è amore” le dice un paziente e mi pare proprio che la definizione dell’amore possa essere racchiusa tutta qui.
L’autrice ci accompagna in un viaggio nelle relazioni alla scoperta di quanto sia divenuto difficile in quest’epoca capire se si ama, se si è innamorati, se davvero ci si vuole innamorare e se si ha il coraggio di correre il rischio di mettersi in gioco insomma.
Perché l’amore è complicato, va imparato, curato, costruito e non può essere solo teorizzato, bisogna passarci attraverso, accettando l’eventualità di soffrire e di uscirne anche cambiati.
Le condizioni dell’amore, ci ricorda, ci sono solo se entrambi amiamo la stessa persona: io me, come te. Tu te, come me.
“Non sappiamo amare, né ricevere amore se non ci amiamo”.
Questo sono forse ancora in tempo per dirlo a mia figlia, anche se mi sorge il dubbio che lei lo sappia già, anche meglio di me.
“Mettere in gioco il cuore significa rischiare la vita,
ma non avere il coraggio di sentire, significa non averne una”