Un dolore da niente…

Posso dirti che non ho mai più litigato come facevo con te…

Non ho mai più preso quegli schiaffi in faccia, che arrivavano all’improvviso quando non eravamo pronti; non ho più sentito quelle urla disumane, piene di parole furibonde che sapevano di marcio.

E chissà dov’è finita tutta quella rabbia assurda che mi partiva da infondo alla pancia, o forse da ancora più in giù,e mi arrivava al cervello con un fervore intenso che mi bruciava la pelle, gli occhi, il fiato, la vita… e poi si spegneva, con quella stessa rapidità con cui saliva spariva, talmente in fretta da farmi dubitare che fosse davvero esistita una rabbia così, di cui non riuscivo a capacitarmi.

Me lo chiedevo spesso dove se ne stesse nascosta mentre non la provavo, mentre la dimenticavo, la trascuravo, l’accantonavo, ma lei era sempre lì e abitualmente, mi veniva a trovare, anche senza cercarla. Appariva: forte, tormentata, angosciante, e mi riempiva il cervello di mancanze, di incertezze, di disagi e di tanta roba brutta che rovinava drasticamente il bello di cui eravamo capaci.

Chissà se esiste ancora dentro di me quel sentimento aspro lì, mosso da una cattiveria inaudita, un malessere intenso che bruciava tutto, persino noi…

Sai cosa penso adesso? Che prima o poi, se avessimo continuato così, avremmo finito con l’ucciderci… e non parlo metaforicamente: credo proprio che saremmo arrivati ai fatti! Probabilmente avremmo usato un coltello, di quelli ostinati e taglienti che immediatamente, ad un primo colpo, ci avrebbe fatto capire quale sarebbe stata la nostra fine…

Ti immagino coperto di sangue, segni profondi, non superficiali… li immagino anche su di me, ferite da taglio dappertutto… e qualcuno avrebbe detto con agghiacciante indifferenza il numero dei colpi, dopo averli contati: “36 su di lei, 37 su di lui…” proprio come succede nei telegiornali e nei film…

Ti odiavo, ti amavo e poi ti odiavo ancora… un odio che sapeva di passione e di amore, più dell’amore stesso…

Sono tranquilla oggi perché di te sto dimenticando tutto, non ricordo più nulla, nemmeno l’odore che tanto cambia continuamente cambiando casa, compagnie, ammorbidente e detersivo… Incredibile pensare che la lontananza ci abbia impedito di morire, anche se un po’, allontanandoci, siamo comunque morti: non credi?

E insomma questa che ci troviamo ad affrontare è una morte tormentata, anche se non brutale come quella che era già scritta nel nostro destino, una morte che doveva essere veloce è diventata lenta, quelle ferite inesistenti di lama, sono state sostituite da questo incessante squilibrio psicofisico, che ci fa venire da piangere, ci rende incontentabili, ci annienta, ci deprime e ci piega in mille punti, siamo quasi accartocciati: te ne sei accorto?

E il dolore si sente, anche se non è forte come quello dell’acciaio, è un dolore da niente, ma ha lo stesso sapore di sangue… lo senti?

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