Lucia e Marco 12 agosto

Senti Lucia, ma tu, cosa hai provato mentre scendevi? Perché siamo scesi giusto? Anche tu li vedevi il tuo papà e la tua mamma? Avevi capito che erano loro?

Quante domande, so che lo starai già pensando, ma non posso farne a meno, mi mancano ancora così tante risposte. A loro non posso chiedere nulla, non mi vengono le parole. Capita anche a te?

Ecco, ci sono cascato, un’altra domanda.

A me sembrava proprio di conoscerli già ed era come precipitare in un tubo di amore grande. Andavo velocissimo io, mica avevo i freni, ma nemmeno paura.

E’ tutto un pochino strano da spiegare perché non ero poi così sicuro di chi mi stesse chiamando, credo di essere stato piuttosto confuso in quel momento, con tutta quella luce che c’era intorno. Però era una luce particolare, sembrava fatta di amore ed era come se mi chiedesse di fidarmi. Che poi, io come faccio a saper già parlare di amore è un altro dei misteri per cui ho bisogno del tuo aiuto. Non so come sia stato per te, ma pensandoci bene, alla fine uscire in quella luce è stato piuttosto faticoso.

Da una parte volevo, ma dall’altra mica poi tanto.

Insomma, me ne stavo lì, beato a nuotare senza un pensiero al mondo e ad un tratto dovevo uscire. Certe cose bisogna programmarle per tempo, abituarsi all’idea pian pianino. Non è che si può sconvolgere così la vita di un minuscolo esserino senza neppure avvisare.

Dai.

Va beh, mi sono detto, vuoi vedere che qua funziona proprio così e te la devi guadagnare? Finita la pacchia di non dover pensare a nulla e quindi diamoci da fare.

E così ho fatto. Ho cercato la mia posizione più comoda, che poi era comoda solo per me perché la mamma si stava molto lamentando ed io non sapevo come aiutarla. E insomma non voglio fartela lunga che tanto ci sei passata anche tu e poi ho già capito che le donne hanno poca pazienza. Alla fine, uno sforzo lei ed uno io, mi sono ritrovato fuori. Mamma mia! Avrei voluto dirle, che fatica! E ho capito in un attimo che era cambiato davvero tutto. Ci credo che i bimbi piangono appena fuori dalla pancia della mamma.

Vuoi mettere? Da lì in poi è tutta salita, lo senti subito.

Ma è anche la cosa giusta da fare. Insomma dai, prima è vero, era pace assoluta, ma non sentivo nulla. E poi, vogliamo dircela tutta? Io sarei pronto a rifarlo domani se volesse dire dovermi guadagnare di nuovo questo amore immenso che mi circonda.

Oh, ma sono sempre tutti qui intorno. “E come è bello, e quanto lo amo, guarda che bocca, qui assomiglia tutto al suo papà, quando ride è uguale alla mamma….” Tutto il tempo. E poi ridono e piangono e ridono ancora. Credo che siano felici, ma forse anche un pochino matti. Ancora non so come dirglielo quanto li ami già pure io, mi esce solo una sillaba, ma aspettate che riesca a parlare!

Sì sì Lucia ok, adesso ti lascio in pace. Volevo solo farti ricordare tutto, perché sai poi si diventa grandi e le cose si dimenticano. E tu poi hai solo un anno in più non ti dare mica tante arie eh.

Ora vado ad ascoltare la favola della buonanotte. Ma tu sentimi bene. Quando ti racconteranno la storia della cicogna, non devi mica dargli retta. Anche quando ti succederà di non ricordare più la tua discesa nella luce, credigli solo per finta.

Non ci ha portati lei.

Siamo fatti di troppo amore.

Marco

P.s. sai che avevo una bisnonna con il tuo nome? Che forza la mia bisnonna Lucia… Erano sue le mani che mi sostenevano mentre cadevo, ne sono sicuro. Per questo non avevo paura.

Senti Marco, io mi ricordo un sacco di cose, anche se la mia mamma sostiene che fino ai quattro anni il cervello non produca ciò che serve per ricordare; io ogni tanto provo a smentirla facendole domande su cose avvenute giorni prima, ma lei non ci sente e continua a pensarla come le pare!

Io mi ricordo che scendevo ed ero emozionata, eccitata, carica di andare a vedere chissà che, verso chissà dove, e che alla fine della discesa, quella di cui parli tu, ero troppo stanca e dormivo tanto, spesso, e non davo fastidio per niente, cosa che adesso faccio più fatica a fare… Imparerò: dice il babbo, il mio babbone che mi protegge e, ogni tanto, quando io e la mamma “litighiamo”, arriva e mi fa ridere, o mi distrae portandomi fuori a guardare le stelle, o ad ascoltare i rumori della nostra campagna.

Avevo capito subito fossero loro i miei genitori, li ascoltavo da dentro la pancia, quando avevo ancora attaccato addosso quel tubino, che usciva dal mio ombelico, mi legava alla mamma e mi dava tutto quello di cui avevo bisogno: acqua, cibo e aria… mica mi serviva altro, mica come adesso che chiedo continuamente cose e dico “voglio, voglio, voglio” visto che ora ho bisogno di tanto, troppo, tutto e non son mai a posto.

E a proposito di “voglio”, ti capisco quando dici che la pacchia è finita, e bisogna guadagnarsela, stai pur certo che più si va avanti e più sarà difficile: te ne accorgerai, mentre io me ne sono accorta già: pensa che ora la mia mamma quando inizio con i miei voglio infiniti (che fino a poco tempo fa bastavano per farmi avere cose), mi dice che si deve dire “vorrei” e appena dico “vorrei” dice che devo aggiungere “per favore”!

Di parole ora ne ho in abbondanza per fortuna, vedrai che presto arriveranno pure a te, ogni tanto però qualcosa non la so dire e dico cose a caso e la mamma e il babbo ridono e così alla fine rido pure io: pure io sto diventando matta come loro e come tutti qui attorno!

Mentre di pazienza, hai ragione, non ne ho, anche se mia mamma continua a regalarmene e a dirmi di coltivarla perché sostiene sia la dote migliore che si possa avere.

Sai, se ne stanno ancora qui tutti attorno pure a me, anche se di anni oggi ne sono passati due, ed effettivamente hai ragione tu, ne vale la pena di tutti questi sforzi che facciamo e che abbiamo fatto, per scendere, imparare a respirare, a mangiare, imparare a camminare, a correre, a parlare… fino ad arrivare a questo punto, ma il risultato è sempre l’amore e questo è il risultato più bello di sempre e per sempre! La pace era comoda, ma tutto questo trambusto di sentimenti e di vita è spettacolare: non pensi?

Grazie Marco per avermi fatto ricordare, avevo voglia di ripensare a tutte quelle posizioni assurde in cui si è messa la mamma per farmi venire fuori da lì, mentre si lamentava del freddo e poi del caldo e poi del freddo e poi del caldo ancora… di arie però un po’ me ne do perché in questi anni, avere un anno di differenza è tantissimo e si nota in una maniera incredibile (mica come quando si diventa grandi e tipo avere quattordici anni di differenza è come fosse niente).

Tranquillo Marco non crederò a nessuna storia di cavoli o cicogne: te lo prometto! L’amore è tutto attorno, persino sotto i piedi dove mi bacia sempre la mamma, e nessuno mi potrà mai far pensare che io non sia nata dal frutto di questo amore qui!

Lucia

P.s. sai che io ho uno zio con il tuo nome? Che persona meravigliosa il mio zio Marco… Sono sue le mani che mi fanno fare vola vola su fino al tetto e nemmeno io ho paura, chissà fino a quando di paura non ne avrò…

 

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